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Senior Manager italiani eccellono nel business globale

Autori: Jacob Hoekstra, Marco Tiozzo Fasiolo

È difficile trovare grandi manager con le giuste competenze. Soprattutto perché il profilo del manager sta cambiando e gli si chiede sempre di più. E i manager italiani? In questo articolo esploriamo le ragioni per cui i senior manager italiani scelgono o di lavorare all’estero o di rimanere in Italia, le competenze che li rendono molto ricercati e le opportunità a loro disposizione. Parliamo anche della fascia d’età dei manager italiani che vanno all’estero e del crescente interesse per i Paesi dell’Asean, come Indonesia, Vietnam, Singapore e Thailandia.

 

Per quale motivo importanti manager italiani preferiscono lavorare all’estero?
All’estero molte aziende hanno capito che il nuovo ventenne ha 50 anni. Chiaramente la maggior parte delle aziende vuole investire nel talento giovane ma, la realtà dei fatti, è che questa categoria non si ferma in azienda che pochi anni cambiando in continuazione e creando discontinuità. Il cinquantenne, al contrario, si ferma, crea spirito di appartenenza, magari non garantisce la stessa performance negli anni ma permette continuità di know how e di cultura aziendale. All’estero il tema della great resignation esiste già da più tempo e le aziende stanno correndo ai ripari accogliendo a braccia aperte anche persone più senior ed ancora desiderose di apportare il proprio contributo professionale.

Fuori dall’Italia l’età non è in discussione mentre, purtroppo, nel nostro paese la caccia ai talenti giovani e ricercati è ancora aperta. In alcune culture estere, come, per esempio, il Giappone, se non hai almeno 50 anni sei addirittura considerato troppo giovane per ricoprire determinati ruoli. 

Insomma siamo nella longevity economy scatenata dal trend demografico che vede abbassarsi i tassi di natalità ed allungare l’aspettativa di vita media delle persone che rimangono più a lungo nel mondo del lavoro.

I Manager esperienziati trovano quindi più facilmente all’estero un terreno fertile per la propria carriera. 

I Manager con i quali parliamo nel nostro lavoro di cacciatori di teste ci raccontano di essere andati all’estero per motivi economici ma anche per allargare i propri orizzonti e cogliere opportunità professionali che nel nostro paese tardavano ad arrivare o non erano egualmente attrattive. Hanno in questo modo velocizzato la propria crescita professionale che appariva troppo lenta e legata ad una eccessiva burocrazia.

 

Quali sono le capacità più apprezzate dei manager italiani all’estero?

I Manager italiani sono molto apprezzati all’estero perché hanno alcune caratteristiche chiave ricercate dalle aziende.

Gli italiani, infatti, sono abituati, sin da piccoli, a dimostrare i propri sentimenti e il loro affetto, questo li porta ad avere una buona sensibilità nella lettura dei sentimenti altrui,ad un’empatia congenita e a creare, in genere, buone relazioni nell’ambiente di lavoro. Noi italiani abbiamo una spontaneità nel goderci la vita e questo ci aiuta a creare gruppi di lavoro coesi e capaci di lavorare in sintonia. Il fatto di essere circondati fin dall’infanzia dalla bellezza del nostro paese e dall’arte  ci permette di sviluppare un grande senso estetico. E’ proprio per questo che siamo molto richiesti nei settori del marketing,nel ndesign di prodotto e, in genere, nel mondo della moda ma la cosa che più ci contraddistingue è l’adattabilità. Infatti in una società come la nostra che crea regole ma che ti insegna anche a romperle e a trovare una via più veloce per risolvere le cose, le persone, per sopravvivere, sviluppano istintivamente un pensiero laterale che consente di pensare fuori dagli schemi e che ci rende più flessibili rispetto ad altri popoli.

 

Ci sono più opportunità all’estero per le manager donna?

Dipende dal paese che si sceglie. In alcuni paesi non c’è alcuna differenza fra assumere un uomo od una donna come, per esempio, in America e, anzi, il trend è chiaramente quello di dare pari opportunità indipendentemente dal sesso. 

In altri paesi invece le donne sono ancora relegate alla sfera domestica e non sono ancora parte integrante della forza lavoro del paese.

 


Quanti sono i manager italiani all’estero? Il loro numero è in aumento, stabile o in diminuzione?

Dal nostro osservatorio di headhunter il numero degli italiani che si stanno spostando all’estero è indubbiamente in aumento. Molti Manager ma anche giovani, stanno lasciando il nostro paese e soprattutto il Nord Italia per motivi economici e per gli stipendi non competitivi in relazione ai costi della vita che sono in continuo aumento. 

La fuga, quindi, non è dovuta ad una disaffezione per il nostro paese; anzi, le persone vanno via il più delle volte a malincuore ma lo fanno per colmare il gap retributivo. Le aziende italiane non hanno nulla da invidiare ad altre aziende straniere in termini di complessità, attrattività e opportunità ma, la grande   motivazione all’’esodo,  risiede nelle differenti condizioni salariali.

 

Qual è l’età media dei manager italiani che vanno all’estero (quindi, si tratta di giovani professionisti o di dirigenti maturi)?

Entrambe le categorie. Parlando dei più giovani in Italia, purtroppo, devono ancora sottostare a periodi lunghissimi di stage prima di poter approdare al fatidico contratto a tempo indeterminato che consenta loro di ottenere un mutuo, prendere una casa in affitto o anche solo comprarsi una macchina. All’estero è tutto più facile e riescono a rendersi indipendenti più velocemente.

Per quanto riguarda, invece, le persone più senior abbiamo visto vari trend negli scorsi anni: dapprima imprenditori e manager ci chiedevano di trovare professionisti italiani che accompagnassero le loro aziende all’estero con la formula dell’espatrio. Successivamente, ci hanno chiesto di sostituire gli espatriati con candidati locali al fine di tagliare i costi e perché hanno capito di potersi fidare. Ora, invece, gli italiani sono disponibili a muoversi con contratti locali e non più come espatriati e anche le aziende si sentono più tranquille nel valutare candidature che parlano la propria lingua e condividono la medesima cultura. Ecco che quindi siamo tornati a ricercare nuovamente manager italiani da mandare in altri paesi principalmente per aziende italiane. I più senior poi hanno figli grandi e sono più liberi di ricominciare a viaggiare e disponibili a cambiare paese affrontando una nuova fase della propria vita lavorativa e personale.

 

C’è un settore o un Paese, in particolare, in cui si concentrano i manager italiani che vanno all’estero?

Se pensiamo all’Europa i paesi più richiesti sono sicuramente la Germania e la Svizzera: anche la Spagna sta diventando una meta ambita per molti seppure gli stipendi non siano molto più alti di quelli italiani tuttavia il costo della vita è inferiore rendendo realeil beneficio .

L’America sta diventando più complessa a causa dei problemi con i permessi d’ingresso, ma è ancora una delle destinazioni più ambite dagli espatriati di tutto il mondo. Marco Fasiolo, Direttore per le Americhe di Kilpatrick, parlerà di questo argomento in un prossimo articolo.

Se pensiamo invece al mondo Asiatico, con la Cina praticamente chiusa, esiste oggi un forte interesse verso l’Asean.  Stanno infatti crescendo paesi come l’Indonesia, il Vietnam, Singapore e la Thailandia dove si stanno spostando molte realtà produttive e commerciali e, di conseguenza, molti manager.

 

Trend contrario: il numero dei manager stranieri che arrivano in Italia è in aumento o in diminuzione?

Per anni in Kilpatrick abbiamo tentato di riportare in Italia i cervelli in fuga per i nostri clienti ma con scarso successo. Negli ultimi anni il trend è decisamente cambiato grazie alla legge del rientro dei cervelli che consente di defiscalizzare i pacchetti retributivi di coloro che rientrano in Italia e che hanno determinate caratteristiche (laurea, permanenza all’estero di almeno 2 anni ecc.).

Il beneficio fiscale è dell’individuo ma spesso le aziende lo utilizzano per attrarre nel nostro paese candidati che, in altri momenti, non sarebbe stato possibile pensare di corteggiare. 

Il Covid ha risvegliato in molti il desiderio di stare vicino ai propri affetti. E’ cambiata la scala dei valori e, se prima si rientrava solo per migliorare la propria carriera, ad oggi si rientra anche per altro. La qualità della vita in Italia è sicuramente migliore rispetto a molti altri paesi. I candidati considerano positivamente l’equilibrio fra vita privata e professionale ma apprezzano anche aspetti relazionali, il sistema educativo, culturale e anche l’aspetto logistico del nostro paese.